Cosa fare quando vi accorgete che vostro figlio frequenta compagnie che non approvate?
In adolescenza, i figli acquisiscono maggiore autonomia, fanno nuove amicizie, iniziano a stare sempre più con i coetanei e una delle preoccupazioni dei genitori è quella che inizino a frequentare ragazzi poco raccomandabili e a mettere in atto comportamenti inappropriati.
Non sono rari i casi in cui i genitori non vedono di buon occhio qualche amico del figlio e vorrebbero allontanarlo da quelle che loro definiscono “cattive compagnie”.
Amici ribelli, trasgressivi, che escono sempre, che hanno genitori con stili educativi diversi o che mettono in atto comportamenti a rischio: compagnie che molte volte non rispecchiano quelle che i genitori vorrebbero per i figli, come avere amici studiosi, ordinati, di buona famiglia.
Per i ragazzi, il gruppo di coetanei riveste un’importanza fondamentale, le amicizie vengono scelte in base ai criteri e ai bisogni, di quella fase specifica, che solitamente sono diversi da quelli degli adulti. Le compagnie spesso cambiano nell’arco dell’adolescenza e ognuna di esse svolge una differente funzione: ci sono gli amici con i quali studiare, quelli con i quali confidarsi, altri con cui divertirsi e uscire, ecc.
Scegliere amicizie che i genitori non gradiscono, molte volte significa per i figli voler prendere le distanze dagli adulti, andare alla ricerca di una propria identità e di un loro modo di essere, mettersi alla prova e sperimentarsi.
In alcuni casi, possono avvicinarsi ad alcuni coetanei perché attratti da qualche aspetto trasgressivo che li incuriosisce, ad esempio sono ragazzi che possiedono il motorino, che presentano piercing o tatuaggi, che sembrano forti e ispirano sicurezza, hanno un modo di fare ribelle o hanno già sperimentato sigarette, canne o alcol.
Bisogna fare attenzione però, mettere da parte i pregiudizi e comprendere quando è il caso di intervenire e in che modo, per evitare di provocare soltanto reazioni contrarie nel figlio, del tipo “mamma, papà, più mi dite che il mio amico è sbagliato, più ci sto insieme”.
Cosa fare quando vi accorgete che vostro figlio frequenta compagnie che non approvate?
Ecco 8 consigli utili
1. Accettate la crescita e la separazione. Sentire che il proprio bambino sta crescendo, si sta sempre più allontanando e può sperimentare quella realtà esterna che non rientra nei criteri familiari, può spaventare molto. Durante il periodo adolescenziale, i ragazzi iniziano a formarsi le proprie opinioni sul mondo, mettendo in discussione quelle genitoriali, quindi, a meno che non si mettano a rischio, è importante accettare questo processo di individuazione e differenziazione dei figli, rispettando le loro scelte.
2. Cercate di capire cosa lo attrae di quei compagni. Prima di attaccare a priori un suo amico, cercate di conoscere le motivazioni che lo spingono a passare del tempo con lui, se ci sta bene insieme e in che modo, prendendo in considerazione il suo punto di vista, il suo stato d’animo e i suoi pensieri rispetto al rapporto di amicizia che ha instaurato.
3. NO alle continue critiche. Criticare ogni volta i compagni di vostro figlio e vietargli la frequentazione non è la soluzione, anzi. Evitate frasi come “Ma perché non esci con le altre tue compagne di classe che sono più tranquille e hanno comportamenti normali per la loro età”, “Possibile che quando esci con loro fai sempre cose stupide e ti metti nei guai?!”, “Quando sei con il tuo amico, non ragioni più con la tua testa e fai tutto quello che ti dice lui”. Non fanno altro che alimentare i conflitti e la distanza tra genitori e figli, in quanto vengono vissute dai ragazzi come un’invadenza, come una mancanza di rispetto nei confronti delle loro scelte, delle loro relazioni e quindi di se stessi.
4. Mantenete un dialogo aperto e sincero. Puntare sulla comunicazione è fondamentale, a partire da quando i figli sono piccoli. Parlare di tutte le esperienze del mondo adolescenziale, senza tabù, anche quelle che non riguardano direttamente vostro figlio, è importante perché permette di farlo crescere sapendo di poter contare sulla condivisione e il confronto con i genitori. Inoltre, gli consente di conoscere ciò che può incontrare, di attivare in lui una riflessione e sviluppare man mano un pensiero critico, facendolo ragionare attraverso degli esempi pratici. L’obiettivo è che da solo riesca a non farsi condizionare, a compiere le scelte più giuste, per la tutela della sua sicurezza e salute.
5. NO al controllo ossessivo e alle prediche. Una volta che avete espresso le vostre perplessità rispetto ad alcune sue amicizie, non stategli addosso, facendogli mille domande e sindacando su tutto. In questo modo, rischiate di creare ancora più distanza, perché i ragazzi, pur di difendere i loro spazi e non sentire le prediche, iniziano a chiudersi in se stessi, a non parlare più con voi delle loro esperienze e a raccontare continue bugie.
6. Regole e limiti chiari. È fondamentale che ci siano dei confini ben definiti entro i quali è possibile concedere quello spazio di sperimentazione e libertà, funzionale per la crescita e la maturazione. I figli devono crescere sapendo ciò che non è ritenuto sano e appropriato, quali sono i comportamenti sui quali non si transige. È un percorso che inizia molto prima dell’adolescenza, dove i figli devono già conoscere quali sono i valori da rispettare, i loro limiti e i paletti invalicabili dentro i quali è necessario proteggersi.
7. Monitoraggio costante. La presenza emotiva e il monitoraggio consentono ai figli di non sentirsi soli, di sapere che i genitori li lasciano sperimentare, ma non li perderanno mai di vista e saranno lì quando sbagliano e hanno bisogno di loro. In questo modo, voi genitori crescete insieme a loro, iniziate a conoscerli a fondo e sarà più facile riuscire a cogliere quei segnali di preoccupazione per poter fare qualcosa. Ad esempio, permettere a vostro figlio di invitare i suoi amici a casa, vi permette di non irrigidirvi e di avere una visione più chiara, di sapere con chi trascorre il suo tempo e in che modo.
8. Intervenite quando necessario. Se notate dei campanelli d’allarme, non abbiate timore ad intervenire, a salvaguardia del suo benessere, non per sottolineare il fatto che avevate ragione, con frasi del tipo “te l’avevo detto”. Non incolpate subito le “cattive compagnie” per giustificare la sua condotta ma cercate di capire cosa c’è dietro, cosa sta cercando di comunicarvi vostro figlio. Deve capire che può fidarsi, che ci siete, così in caso di bisogno, si rivolgerà prima a voi, evitando di mettersi ancora di più nei guai.
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